I Chiodini

Risotto con Chiodini e Nocciole

Le gioie della ripulitura del giardino: sotto cespuglioni di vetriola ho trovato dei cespi di chiodini (o sementini, come si chiamano nella mia famiglia). La mia soddisfazione non sta tanto nel fatto di aver trovato dei funghi molto apprezzati dagli estimatori, ma di riaverli nel mio giardino! Quando ero piccola infatti qui ne nascevano a centinaia (alla base del ceppo del susino ed ulivo che avevamo tagliato) poi più niente: è stata una vera sorpresa rivederli dopo …uhm…trent’anni?

La legna bella umida o marciscente è il loro habitat; è un fungo parassita e a lungo andare può causare pure la morte della pianta che lo ospita, quindi un motivo in più per coglierlo! Preferisce le basi legnose di conifere e latifoglie (questi ultimi più rinomati perché meno amari) ed è ben riconoscibile anche perché nasce in cespi. Degni di attenzione sono solo gli esemplari giovani: quelli vecchi, che non hanno più la forma a “chiodo” hanno un saporaccio. Dei sementini si mangia solo il cappello perché il gambo resta troppo duro ed indigesto; nei sementini piccini picciò però è commestibile anch’esso e la morte loro è sott’olio o sott’aceto.
Importante sottolineare che il chiodino non va mangiato crudo! Senza un’adeguata cottura risulta tossico e, a causa di questa sostanza (emolisina), meglio evitare mangiate pantagrueliche di sementini: una dose massiccia di questa fa venire il cagotto! Mai poi congelarli a freddo perché si fissano le emolisine; per il solito motivo, meglio evitare la raccolta se ci sono state gelate. Il metodo migliore per trattarli è farli bollire 10-15 minuti in abbondante acqua bollente con un po’ d’aceto e salata con sale grosso; mi raccomando: l’acqua di cottura, che ha una quantità notevole di emolisina, va gettata; scolarli poi ben bene e passare alla preparazione che preferiamo per i nostri chiodini. Trifolati in padella, in umido con la polenta e fritti sono le ricette più apprezzate.

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